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      I quasi simboli, le quali allegorie possono però servire nel loro senso recondito ancora all'anagogia in tutto ciò che la verità occultata significasse delle cose superne della gloria eternale. Pertanto se è necessario che l'anagogia porga un senso uno per tutta la Scrittura, quando sia uno il senso spirituale dalla lettera portato, non si potrà pretendere questa unità dalle allegorie che molteplici e svariate abbia l'autore nella sua mistica scrittura quivi e là collocate; perchè le molte e diverse verità che vi nascose solamente tanto si estenderanno quanto lo consentono i limiti entro cui la sua fantasia le circoscrisse. Ho dovuto discorrere queste cose per concludere, che non veggendo io modo di stabilire da principio in un sol tratto, insieme cogli altri sensi, quelli che le allegorie della Divina Commedia possono contenere, soltanto allora verranno da me palesati, quando, esponendo alcuno degli altri sensi, mi cadrà in acconcio di farlo; avvertendo che è ben da por mente che una cosa in allegoria può avere un senso diverso affatto da quello che voglia rappresentare anagogicamente(2).
     
      CAPO II
     
      Dichiarazione dell'allegoria principale.
     
     
      E già innanzi di por mano a nessun'altra cosa trovo di dover dichiarare una delle allegorie, come quella che è la prefazione e che rinchiude i motivi i quali indussero il poeta a cantare la Divina Commedia. Essa allegoria parla dello smarrimento di Dante nella selva, della tentata salita al monte che scôrse, di Virgilio che il salvò guidandonelo alla dilettosa cima per una lunga via.


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La religione e la politica di Dante Alighieri
di Paolo Ferroni
Utet Torino
1861 pagine 85

   





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