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      Ora che cosa vi poteva mai essere di bene sopra questo colle da esserne così ardentemente ricercata l'altezza dal lagrimoso Dante, consigliato e spinto a salirvi con tante belle promesse da Virgilio? La risposta sarebbe, quando non si fosse già data: Se il basso loco dove era prima Dante e da cui tentava levarsi, è l'oscurità ond'era circondato; se l'andare per l'Inferno e quindi pel Purgatorio vuol dire cantare questi luoghi d'orrore e di pena; se questo viaggio o questo poema deve mettere il poeta sopra il monte; se la salita di questo monte è fine di tutti i suoi desiderii perchè lo innalza dal basso loco, che è la valle a cui ritornava; alla cima di sì dilettoso colle, che reca piacere a chi lo sale, non vi può stare che onoranza, che gloria; quella gloria e quella onoranza che era intesa dal Poeta e che si concede e dal mondo e da Dio a chi giunga a compiere un'opera qual è la Divina Commedia, indirizzata e fervida d'amore della religione, degli uomini, della patria; quella gloria o quell'onoranza che fondata sopra così santi principii riempie, sia pur anche in terra, veramente di tutta gioia le nobili anime che arrivarono a guadagnarla (vedi la nota n. 8)(11).
      Dicendo che Virgilio venne coll'animo di mettere Dante sopra il monte passando per l'Inferno e il Purgatorio, cioè di fargli ottener gloria con un poema, si viene a dichiarare che in questa allegoria Virgilio simboleggia la poesia. Stando così la cosa converrà pur vedere se in realtà Virgilio menò Dante sopra il monte misterioso, e se fu veramente come poesia che ve lo conducesse.


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La religione e la politica di Dante Alighieri
di Paolo Ferroni
Utet Torino
1861 pagine 85

   





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