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      S'avvide in fine che questa prostituzione e questo scandalo era la maledetta pietra a cui inciampavano i ministri di Cristo, e che dietro il traviato Clero, il quale aveva abbandonato il santo ufficio di civilizzatore, tutti gli uomini rompevano: e comprese ancora che fino a tanto che fossero durate le abbominevoli gare, l'Italia, deserta dalle lotte sterminatrici, sarebbe andata a fondo e annichilata, preda dei forti stranieri. Imperò il poeta deplorando questi lagrimevoli casi credette che fosse da cristiano di ricondurre il Clero alla smarrita strada; e stimò di farlo quando la Chiesa fosse spogliata del regno temporale, e quando il pastorale disgiunto dalla spada, e lasciato l'uno in pugno ai Papi, come conviene, e posta l'altra in quello dei Cesari, dovessero amendue dentro Roma maneggiarsi, la sedia accanto al trono. Così temperandosi e proteggendosi a vicenda ne uscirebbe quella giustizia, che è dolce effetto del Vangelo di Cristo, e quella grandezza all'Italia a cui Dio l'ha destinata. E questo è il modo con cui Dante nella sua Divina Commedia intese di recare conforto alla religione cristiana. Questo è il perchè desiderò fosse rialzato in Roma il soglio dei Cesari, adoperandosi a persuadere ai popoli italiani di sottomettersi pacificati e onesti allo Imperatore.
      E mentre mi accingo a provarlo passo sopra il cerchio degli avari (Inf. C. VII) dove Virgilio parlando di coloro che vi sono tormentati, dimostra come
     
      v. 46. «Questi fur cherci, che non han coperchioPiloso al capo, e papi e cardinali,


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La religione e la politica di Dante Alighieri
di Paolo Ferroni
Utet Torino
1861 pagine 85

   





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