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      Finalmente san Pietro apostolo con uno sdegno che lo fa trascolorare, tanto sono gravi le colpe che condanna, chiama non riconosciuto davanti a Dio il pontificato di Bonifazio VIII che ha empito Roma di omicidii e vituperii, di quelle crudeltà e lordure onde vengono placati i demoni; che i martiri non nutrirono la Chiesa del loro sangue per fare acquisto d'oro ma per guadagnarsi il cielo; che non fu già intenzione sua che i successori di lui fossero dei cristiani, tutti loro figli, a chi amici, a chi nemici; che le chiavi sue divenissero segnacolo di vessilli da combattere cristiani; che la sua effigie fosse figura da porre sopra venduti e mentiti privilegi; che lupi vestiti da pastori, cioè che uomini avari e sanguinolenti col manto di pontefici, venissero messi per tutte le chiese a guidare il gregge del Signore; che del frutto del sangue dei martiri già s'apparecchiano di fare lor pro le razze forestiere; ma quell'Iddio che serbò a Roma la gloria del mondo, e che la fece salva per le mani di Scipione (quando i Barberi d'Africa la minacciarono) anche adesso senza indugio la soccorrerà. «E tu, o figliuolo, (infine esclama a Dante) quando tornerai sulla terra, apri la bocca, e non nascondere quello che non nascondo io».
      Sono abbastanza chiare e gravi queste cose? sono dette con la forza che basti? Si trovano tutte queste parole al Canto XXVII del Paradiso e sono le seguenti:
     
      v. 19. «..... Se io mi trascoloro,
      Non ti maravigliar; chè, dicend'ioVedrai trascolorar tutti costoro.
      Quegli ch'usurpa in terra il luogo mio,


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La religione e la politica di Dante Alighieri
di Paolo Ferroni
Utet Torino
1861 pagine 85

   





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