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      Il luogo mio, il luogo mio, che vacaNella presenza del Figliuol di Dio,
      Fatto ha del cimiterio mio cloacaDel sangue e della puzza, onde il perverso,
      Che cadde di quassù, laggiù si placa.
      Di quel color, che, per lo sole avverso,
      Nube dipinge da sera e da mane,
      Vid'io (Dante) allora tutto il ciel cosperso:
      E come donna onesta che permaneDi sè sicura, e, per l'altrui fallanza,
      Pure ascoltando, timida si fane,
      Così Beatrice trasmutò sembianza;
      E tal eclissi credo che in ciel fue,
      Quando patì la suprema Possanza.
      Poi procedetter le parole sue (di S. Pietro)
      Con voce tanto da se trasmutata,
      Che la sembianza non si mutò piue:
      Non fu la Sposa di Cristo allevataDel sangue mio, di Lin, di quel di Cleto,
      Per essere ad acquisto d'oro usata;
      Ma per acquisto d'esto viver lietoE Sisto e Pio, Calisto ed Urbano
      Sparser lo sangue dopo molto fleto.
      Non fu nostra intenzion ch'a destra manoDe' nostri successor parte sedesse,
      Parte dall'altra, del popol cristiano:
      Nè che le chiavi, che mi fur concesse,
      Divenisser segnacolo in vessillo,
      Che contra i battezzati combattesse:
      Nè ch'io fossi figura di sigilloA privilegi venduti e mendaci,
      Ond'io sovente arrosso e disfavillo.
      In vesta di pastor lupi rapaciSi veggion di quassù per tutti i paschi:
      O difesa di Dio, perchè pur giaci!
      Del sangue nostro Caorsini e Guaschi
      S'apparecchian di bere: o bon principio,
      A che vil fine convien che tu caschi!
      Ma l'alta providenza, che con Scipio
      Difese a Roma la gloria del mondo,
      Soccorrà tosto, sì com'io concipio.
      E tu, figliuol, che per lo mortal pondo


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La religione e la politica di Dante Alighieri
di Paolo Ferroni
Utet Torino
1861 pagine 85

   





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