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      E l'amore che traeva il Poeta a così santa voglia fu quello che ispirò a lui la sublime visione del coronato luminoso seggio, che nel più alto della gloria de' cieli Beatrice gli additò preparato ad Arrigo, il monarca vagheggiato per salvatore della religione e dell'Italia. E lo scomparire repentino di Beatrice per volare a prendere il suo glorioso posto dopo quello indicamento, bene ci fa comprendere quale fosse l'officio suo e come l'avesse compito, quantunque a Dante rimanesse ancora da vedere la Vergine de' Vergini, cui fu costretto gli mostrasse s. Bonaventura.
      Che se taluno, secondo ho detto in altro luogo, per un certo spirito facilmente comprensibile, uscendo dalla nostra quistione volesse opporre che Dante fu tratto a quelle acre parole da rabbiosa vendetta di partito o da irreligione, mentre ciò non indebolirebbe punto le prove addotte, io vorrei togliere ancora questa taccia dal volto dell'immaculato Italiano. Avvegnachè, se lo guardiamo dal lato della vendetta, quale suo più crudele nemico che Bonifazio VIII, il quale lo aveva fatto esiliare? Eppure al Canto XIX dell'Inferno dice più laido di lui Clemente V. Nè al ventesimo Canto del Purgatorio, quando Ugo Capeto gli narra il mal trattamento fatto a Bonifazio da Filippo il Bello, risponde Dante come rispose nel suddetto Canto dicianovesimo per Nicolò III, che nulla mai aveva avuto che fare coll'Alighieri
     
      «Però ti sta che tu se' ben punito»;
     
      ma invece altamente lo compiange dicendo per bocca dello stesso Capeto (Cant.


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La religione e la politica di Dante Alighieri
di Paolo Ferroni
Utet Torino
1861 pagine 85

   





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