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      Si appressano a quello che prima parea a Dante un rotto come d'un sasso: egli è una porta che avea tre gradi sotto, di colori diversi, ed aveva un portiere che ancora non faceva motto. Sedeva al sommo dei gradi; aveva una faccia molto risplendente; teneva una spada nuda che abbagliava. A loro che si avvicinano grida da lungi: «Di là, dove siete, dite che cosa cercate. Chi vi guida? Badate che da questo vostro venire non vi venga piuttosto danno». Ma poi inteso da Virgilio che Lucia fu quella che gl'indirizzò, gl'invita benignamente ad avanzarsi. Vedono che il primo grado era di marmo bianco pulito e terso, e lucido sì che tutto vi si poteva specchiare; il secondo di color perso e molto scuro è fatto d'una pietrina ruvida ed arsiccia, crepata da lungo e da traverso; sul terzo, ch'era di porfido fiammeggiante teneva ambo i piedi l'angelo di Dio, stando a sedere sulla soglia di diamante (Purg., C. IX, v. 73-105). - Finito l'esame il penitente si rechi al confessionale, che non è cosa da baia, ma tribunale di Dio, e si disponga a dire le sue colpe con ischiettezza e compunzione, e vi sia tratto sempre dalla carità, perchè non avvenga che la confessione in luogo di giovarlo non lo perda maggiormente. Il confessore, che siede ministro di Dio, la cui dottrina è ferma ed inconcussa, lo raccoglierà con amore (schiettezza il primo grado, compunzione il secondo, amore il terzo, dottrina la soglia) - Dante salito su pei tre gradi si getta ai piedi dell'Angelo, che gli scrive sette P nella fronte ingiungendogli che li lavi quando sarà dentro, cioè confessi i peccati simboleggiati in quei sette P postigli in fronte.


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La religione e la politica di Dante Alighieri
di Paolo Ferroni
Utet Torino
1861 pagine 85

   





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