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      «Pàrtiti da cotesti che son morti»
     
      E avrebbe detto: Non conviene che tu ti mischi a questi infami; tu non devi passare all'Inferno, luogo che appartiene a loro: A te è destinato sito più luminoso. Intendendo io che quel verrai a pioggia per altre vie, per altri porti, non qui per passare, voglia significare: passerai alla seconda vita onorato, e in miglior grazia di Dio che non furono costoro.
     
      (5) Ci fa sapere il Poeta di avere passato una notte in grandissimo affanno entro quella sciagurata selva, e che questo affanno gli fu un poco queto quando potè mirare il colle vestito dei raggi del sole nascente. Io non voglio asserire che Dante qui ci abbia data la notte nel senso proprio, ma nè anche riterrei che voglia significare tutto il tempo de' suoi errori, il lasso dei dieci anni, sempre per la ragione ch'egli non poteva rimanere sì lungamente in una vita che l'angosciava tanto. Imperò giudico che abbia voluto il Poeta dire, e non può essere altrimenti, che quella notte fu il tratto che scorse dal riconoscimento del suo stato fino al punto che gli si presentò alla mente il modo di uscirne che vedremo appresso.
     
      (6) Che non lasciò giammai persona viva è il verso che comprenderebbe il pensiero, che nessuno ne uscì giammai con acquisto di gloria. Sono stato persuaso a questa spiegazione da quei medesimi motivi, che ho manifestato nella precedente nota 4a.
     
      (7) L'ora del tempo e la bella stagione, che dava speranza a Dante di superare la importunità della lonza, alludono al tempo che cantò essere dal principio del mattino, ed al montare il sole con quelle stelle ch'erano con lui quando fu creato il mondo.


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La religione e la politica di Dante Alighieri
di Paolo Ferroni
Utet Torino
1861 pagine 85

   





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