Pagina (8/65)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Soltanto essi non gridano Ave Caesar, morituri te salutant, e nessun pollice verso dell'opinione pubblica europea è riuscito a strappare ancora una vittima, una vittima sola all'ignobile governo autocratico, anacronismo vivente in pieno secolo XX.
      La storia del martirologio russo, che non sarà mai scritta tanto è immensa e vasta, rappresenta una tappa della civiltà che vuole liberarsi dalla barbarie, ed è simile a tutti i martirii delle epoche passate. Per bellezza e grandezza di sacrificio e per il grado di sensibilità, infinitamente superiore, che lentamente i secoli hanno accumulato su noi moderni, il martirologio russo è paragonabile soltanto alle più belle pagine della storia dei martiri cristiani, dilaniati sull'arena dalle belve inferocite. La storia della grande Roma imperiale, il prototipo classico di una superiore «civiltà» barbarica in azione, che troppo compiacentemente e troppo spesso noi ricordiamo ed ammiriamo quasi fosse soltanto un vanto essere i discendenti di quegli antichi spogliatori a mano armata sotto la cui dominazione i popoli languirono nella più obbrobriosa schiavitù, costretti ad assimilare per forza, lingua costumi ed istituzioni, che per quanto grandiose esse ci appaiano ancor oggi, furono basate unicamente sulla rapina ed il saccheggio; sul «diritto» del più forte, diritto codificato da filosofi e giuristi insigni, vanto e onore della «civiltà» universale che ha ancora per base l'ineguaglianza di classe e lo sfruttamento individuale; tutte le truci e tenebrose vicende di questo impero latino sono una spaventosa storia di fuoco, di sangue e di morte.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le carceri russe
di Vera Figner
Cromo-Tipo La Sociale
1912 pagine 65

   





Ave Caesar Roma