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      E non ci stancheremo mai di affermare che ogni stretta di mano data agli aborriti Romanoff è un laccio attorcigliato al collo di cento martiri.
      ALIGHIERO TANININervi, Settembre 1912.
      LE CARCERI RUSSE
     
     
     
     
      Verso la fine del secolo XIX ed all'alba del secolo XX, assai prima che scoppiasse la rivoluzione del 1905, la Russia non aveva che due soli luoghi di pena ove i forzati politici venivano segregati. Erano all'oriente le miniere di Kara nella Siberia Orientale e ad occidente, la celebre fortezza dello Schlusselburg. Questa vera Bastiglia russa, che sin dall'800 possedeva già un passato quanto mai tragico e lugubre, attirava in modo speciale l'attenzione del popolo russo. Distante soltanto alcune diecine di chilometri dalla capitale piena di vita e di movimento, la fortezza dello Schlusselburg costruita su di un isolotto selvaggio bagnato dalle gelide onde della Neva, appariva come un regno di morte, lontano ed inaccessibile. Il mistero che circondava la sorte dei prigionieri, l'isolamento fisico e morale nel quale essi erano avvolti come in una tenebra impenetrabile, separati per sempre dall'umanità pulsante e vivente, dava a questa isola un carattere mistico e leggendario. Dietro quei muri dolorosi, sepolti vivi, strappati violentemente all'esistenza, alla famiglia, alla patria, all'umanità, alcune decine di esseri espiavano silenziosamente nelle fredde casematte lo slancio rivoluzionario che li aveva spinti a combattere lo zarismo.
      E mentre che in mezzo al silenzio misterioso della fortezza dello Schlusselburg, circondata quasi dall'oblio generale, le misere esistenze dei condannati si spegnevano lentamente consumandosi nelle celle maledette, questa fortezza diveniva di giorno in giorno più, per la giovine generazione nascente e cresciuta al di là di quei muri, l'emblema della libertà soffocata, vaticinando ai futuri martiri che ben presto sarebbe giunto il giorno di riprendere la lotta più intensamente che mai per la conquista di questa libertà tanto auspicata.


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Le carceri russe
di Vera Figner
Cromo-Tipo La Sociale
1912 pagine 65

   





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