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      Questo disgraziato, adesso è in balìa della più cupa disperazione.
      Gli avvocati, i quali in virtù della loro penosa quanto sterile missione di difendere i prevenuti politici - difesa che immancabilmente finisce col provocare la morte subitanea del paziente in caso di tortura oppure quella del giorno per giorno nel famigerato bagno penale - gli avvocati che hanno il privilegio di comunicare particolarmente coi prevenuti politici e che, soli, hanno con costoro sinceri e dolorosi rapporti di amicizia «dall'altra sponda della vita», potrebbero narrarci l'agonia lenta e terribile dei detenuti nelle segrete russe, sul frontespizio delle quali, sta inciso a lettere di fuoco e di sangue, il celebre verso della Divina Commedia di Dante: Lasciate ogni speranza, o voi ch'entrate.
      Tra queste oscure mude, il primo posto tocca al penitenziario di Orel, il secondo se lo disputano Vladimir e Saratof.
      «N. N. che ha visitato le prigioni di varie città russe» - così ci scrive il nostro corrispondente - «fu talmente impressionato della prigione di Saratof, ove assistette anche a delle condanne a morte, che per alcune sere non potè chiuder occhio sotto l'incubo della spaventevole visione svoltasi dinnanzi a lui.» Anche il condannato N. di cui abbiamo parlato poc'anzi, così giudica la sua esistenza nella prigione di Saratof: «La vita coi suoi più tristi dolori, i disastri senza nome, le afflizioni le più grandi sono uno zuccherino in paragone di ciò che avviene qui».
      Dopo la sentenza i condannati vengono ricondotti in prigione seguiti da numerosa scorta armata.


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Le carceri russe
di Vera Figner
Cromo-Tipo La Sociale
1912 pagine 65

   





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