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      .. Ahimè! Se pur fosse così!
      Dieci minuti di colloquio attraverso un doppio reticolato di ferro è tutto quanto viene concesso ai detenuti, è tutto quello che ottenne lo stesso compagno N., del quale abbiamo rivelato più sopra le sofferenze inaudite; comuni a tutti gli altri suoi compagni di sventura.
      Leone Tolstoi, nel suo romanzo «Resurrezione» ha magistralmente descritto questi colloqui di condannati. Nella semi-oscurità del carcere, da una parte delle potenti inferriate una lunga serie di detenuti, e dall'altra i parenti delle vittime, appena visibili gli uni agli altri, appena capaci di riconoscersi, in mezzo al frastuono delle voci che cercano di superarsi vicendevolmente per poter diminuire quella del compagno vicino, onde scambiare una parola, un'ultima effusione intima coi propri cari.... La moglie di N. non può gridare a suo marito che queste sole parole: Curati, mangia più che puoi. Oh! ironia! Non sa forse essa, infelicissima donna, che nella prigione di Saratof tutto il nutrimento dei condannati consiste in qualche cucchiaiata di un'orribile minestra o di solo pan nero?
      Sfinita, commossa, senza più nessuna speranza, la povera moglie ritorna nel suo tugurio, piangente e disfatta. Il suo volto è quello di un convalescente scampato da una gravissima malattia. Tutto è finito.... Il primo atto del dramma è chiuso. Il secondo atto trascorrerà dentro la prigione orribile. Un bottone staccato, un impiantito che non riluca assai, un ago rotto saranno per il prigioniero fonte certa di rinnovati martirï. La cella di rigore è là, pronta ad accoglierlo per settimane e mesi interi, alla più piccola mancanza o per malvagio capriccio d'un carceriere.


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Le carceri russe
di Vera Figner
Cromo-Tipo La Sociale
1912 pagine 65

   





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