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      Vi si trovano dentro persino dei mozziconi di sigaro, degli stracci, dei fiammiferi, dei tafani ed anche dei topi! Il gusto di questi cibi è talmente nauseabondo che tra i condannati comuni, moltissimi di essi non mangiano nè la minestra, nè la zuppa. I poliziotti stessi, che una volta dimoravano nella prigione, respingevano la zuppiera con repugnanza.
      Mentre ai prigionieri vien data per cibo tre volte al giorno della semplice acqua bollente, essi sono obbligati di comprarsi il thè e lo zucchero.
      Con un regime simile, la punizione che è applicata più frequentemente ai detenuti è quella di privarli del loro giaciglio estendendo l'infame provvedimento a tutta quanta la camerata, e di ridurre i cibi alla semplice razione di pane ed acqua!
      Soltanto ogni quindici giorni i detenuti hanno il diritto di comprar qualcosa coi loro denari, ma non devono oltrepassare la spesa di lire quattro. Questo denaro è riservato per il tè, lo zucchero, il tabacco, i francobolli e la carta. Il pane comune è considerato un lusso, tanto che i condannati ne sono avidi come di una prelibata ghiottoneria. È severamente proibito inoltre di poter ricevere delle provviste dai genitori.
      Nella «Boutyrky», come del resto in tutte le prigioni russe, la mortalità dovuta a malattie croniche od endemiche assume delle proporzioni spaventose. Una epidemia di febbre tifoidea dichiaratasi nell'inverno del 1909, colpì quasi un terzo dei condannati, la maggior parte dei quali soccombettero al morbo. D'allora in poi, col pretesto specioso che l'epidemia si propaga in tal modo, venne severamente proibito di ricevere le provvigioni dal di fuori.


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Le carceri russe
di Vera Figner
Cromo-Tipo La Sociale
1912 pagine 65