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      È così che inevitabilmente quasi tutti i forzati della «Boutyrky» si fanno curare ad intervalli di tempo più o meno lunghi senza però riuscir mai a guarire della terribile malattia.
      La corrispondenza colla famiglia e le visite dei genitori sono permesse soltanto una volta al mese. È proibito sotto pena di severe punizioni di nascondere con sè la carta da lettere, le penne, l'inchiostro e qualsiasi cosa che possa servire al contrabbando della corrispondenza; il detenuto al quale fossero sequestrati simili oggetti pericolosi, sarebbe rinchiuso immediatamente in cella di rigore.
      Ogni detenuto obbligato a trascorrere l'esistenza giornaliera assieme cogli altri compagni di sventura, sogna sempre, ardentemente di poter essere un giorno isolato completamente, perchè la vita in comune gli è divenuta addirittura insopportabile ed estremamente faticosa. Tra tutti i mali preferisce ancora quello di essere rinchiuso in una tetra cella isolata, ove almeno nella solitudine, potrà riposarsi dal rumore assordante delle catene e dal va e vieni continuo nel carcere, che toglie il riposo ed eccita terribilmente i nervi. A Mosca però, le celle isolate sono dei veri e tremendi spauracchi anche per i detenuti di ogni camerata, i quali riuniti in numero di venti a quella loro abituale dimora, danno un nome speciale russo, intraducibile in italiano e che significa appunto una camerata contenente venti persone. Se è uno spauracchio per loro, abituati ad essere trattati peggio delle bestie, immaginatevi cosa possono essere quelle celle di rigore ove i condannati sperano di trovare il riposo e la pace psichica!


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Le carceri russe
di Vera Figner
Cromo-Tipo La Sociale
1912 pagine 65

   





Mosca