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      Non era da perdersi il tempo andando a cercare i Piemontesi: bisognava finirla cogli Austriaci, e non lasciar loro il tempo di riaversi. Supponete infine che, dopo aver vinto a Montenotte, a Millesimo, e a Dego, Bonaparte avesse avuto la peggio a Mondovì. Ah! gli sta bene. esclamerebbero. Doveva egli ammazzar di fatica i suoi soldati a quel modo? Perchè non accordar loro un qualche giorno di riposo?
      Anche il vecchio comandante austriaco era un sapiente strategista a modo suo, e criticava Bonaparte. Ha vinto, diceva Beaulieu; ma contro tutte le regole. È una così strana guisa di far la guerra che non vi si raccapezza nulla! Ma intanto toccò a Beaulieu di ritirarsi più che di fretta in Lombardia cogli sconquassati avanzi del suo esercito, lasciando nelle mani di Bonaparte ben novemila prigionieri, fra Austriaci e Piemontesi. Il vincitore non perdette il tempo davvero, ma lo incalzò alle reni e gli diede una ultima sconfitta presso il ponte di Lodi, il 10 di maggio. In breve Bonaparte entrò nella grande città di Milano, accolto con ovazioni dalla popolazione. Imperocchè, subito dopo la sua vittoria di Mondovì, Bonaparte, in un proclama rivolto a' suoi soldati, ed agl'Italiani, diceva: «Popoli d'Italia, l'esercito francese viene a spezzar le vostre catene. Il popolo francese è l'amico di tutti i popoli. Venite fiduciosi alle nostre bandiere: le vostre proprietà, la vostra religione, i vostri costumi saranno scrupolosamente rispettati. Noi farem la guerra da nemici generosi; e non la faremo che contro quelli che vi vogliono schiavi.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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