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      Per punire la Russia che ricusava di partecipare alla lega del blocco continentale cioè all'esclusione di tutte le merci importate da navi inglesi sul continente, dichiarò la guerra alla Russia. Ciò fu cagione che un esercito, chiamato col fastoso titolo di Grande Armata, composto di 450,000 soldati, tra Francesi, Italiani, Polacchi, ed ancora Tedeschi della confederazione del Reno da lui creata, passò il Niemen il 23 giugno 1812. Questo fiume della Polonia era stato fissato qual confine fra l'impero Francese e l'impero Russo, nel trattato di Tilsit, in seguito alla battaglia di Friedland.
      Ma la grande Armata di terra di Napoleone, benchè siasi illustrata con grandi atti di valore, e perciò non abbia sortito un esito ridicolo come la grande Armata navale Spagnuola del secolo decimosesto, ebbe una fine non meno disastrosa che quella di Filippo secondo.
      Dopo aver vinto, nel giorno 17 di agosto, la battaglia di Smolensko, i Francesi entrarono in Mosca il 14 di settembre, stile nuovo, ma 2 settembre, secondo lo stile Giuliano o Russo. Questa data richiama il grande incendio di Londra, nel giorno 2 settembre Giuliano, od Inglese e Russo, del 1666. In quello stesso giorno dell'ingresso dei Francesi in Mosca, il generale russo Rostopkin, governatore di Mosca, pose ad effetto una fiera e sublime determinazione che assicurò la salvezza della Russia. Diede alle fiamme l'intera città.
      Napoleone aveva calcolato di trovarvi il più fermo appoggio per continuar la guerra, ed un riparo contro i rigori del prossimo verno.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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