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      Le donne versavano a piene mani i fiori sui volontari, che s'incamminavano al campo, fregiati il petto di una croce a tre colori, perchè dicevano esser questa una crociata liberale, bandita dal vicario di Cristo.
      Il così detto vicario di Cristo, dal canto suo, non intendeva di aver bandita alcuna crociata affatto; anzi versò acqua sul fuoco di quel grande entusiasmo, pubblicando l'allocuzione del 29 aprile, nella quale dichiarava di non voler la guerra coll'Austria. Contuttociò le milizie regolari pontificie, comandate dal general Giovanni Durando, le truppe regolari Toscane ed i volontarii toscani, comandati dal general Laugier, ed altri volontarii dello stato Romano e dei piccoli ducati, in due corpi separati, dei quali uno era comandato dal general Ferrari, e l'altro dal colonnello Zambeccari, avevano già passato o passarono il Po. Carlo Alberto aveva varcato il Ticino, coll'esercito regolare Piemontese, sino dai primi giorni dopo le cinque giornate di Milano; e non uno si avvisò di tornarsene indietro per la enciclica pontificia. Molti altri volontari, specialmente Lombardi, si unirono all'esercito Piemontese. Era in cammino verso la Lombardia anche un ragguardevole corpo di quattordici mila soldati Napoletani, sotto la guida del general Guglielmo Pepe.
      Se non che il 15 maggio vi fu contemporaneamente una sommossa in tre delle più grandi città di Europa, cioè una a Parigi, un'altra a Vienna, ed una terza a Napoli. A Parigi ed a Vienna la parte popolare ebbe il vantaggio, ma fu schiacciata a Napoli.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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