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      A questi debbonsi aggiungere cinquecento carabinieri o gendarmi, a piedi ed a cavallo, comandati dal generale Galletti, presidente dell'Assemblea; altrettanti artiglieri comandati dal Calandrelli, e quattro centocinquanta zappatori del Genio. Secondo il computo del Gabussi eranvi in tutto novemila e trenta uomini sotto le armi. I seicento bersaglieri lombardi di Luciano Manara trovavansi bensì in Roma, ma non preser parte al combattimento del 30 aprile, essendo legati dalla data parola di non combattere prima del 5 maggio. Il biondo poeta Masi, e i due Galletti, non avevano che uno scarsissimo patrimonio di scienza e pratica militare; nondimeno fecero in quel giorno tutti e tre eccellente prova.
      Sin dal principio del mattino, Garibaldi e Masi eransi postati fuori porta San Pancrazio, aspettando l'arrivo dei francesi, per attaccarli di fianco, mentre venivano per la via Aurelia che estendesi da Civitavecchia sino alla porta Cavalleggieri. Il colonnello Galletti col suo reggimento stava dentro le mura presso la porta San Pancrazio, come riserva. Un altro avanzo di vecchia linea pontificia, i carabinieri, la guardia nazionale, e i volontarii occasionali della giornata, presero posto pure entro la città, ma sulle mura che circondano l'ampio giardino del Vaticano.
      Da quella parte cominciarono i francesi il loro attacco, coll'artiglieria postata sopra un'eminenza esterna, e coi tiratori di Vincennes imboscati fra i cespugli. Dopo queste avvisaglie si accostò la fanteria di linea, e temerariamente tentò la scalata delle mura, ma fu obbligata a retrocedere con sua perdita.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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