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      Ed era così. Garibaldi pertanto propose al Rosselli di marciare diagonalmente per la campagna, onde tagliar la ritirata ai Napolitani, o convertirla in fuga disordinata. Rosselli ricusò, perchè il grosso delle sue truppe non era ancora giunto. Arrivarono un po' più tardi coi loro soldati il Masi ed i due Galletti, e scambiarono dei colpi di fucile e di cannone contro gli Svizzeri ed altri soldati regii, i quali mantennero il fuoco sino a sera dall'alto degli spaldi per favorire la ritirata o fuga del re; ma nella sera anche la loro ritirata fu completa. La mattina seguente, 20 maggio, Garibaldi prima, indi Rosselli, con tutte le loro milizie, entrarono solennemente in Velletri, fra gli applausi dei cittadini. Garibaldi inseguì i regii sino ad Arco, dentro i confini del regno; ma fu richiamato dai Triumviri, perchè si appressava il rinnovarsi dell'assalto di Roma dai Francesi.
      Il generale Oudinot, avendo portato il numero dei suoi soldati a quarantamila, o poco più, intraprese l'assedio di Roma secondo il regolare sistema di Vauban, colle tre trincee parallele e concentriche, per aprir la breccia nelle mura e per essa entrare. Il fronte d'attacco aveva per centro la porta San Pancrazio, e stendevasi dalla porta Portese a porta Cavalleggieri: ma egli aveva inoltre in poter suo due ponti sul Tevere: uno era lo storico ponte Milvio, nella via Flaminia, superiormente a Roma, ed un altro era un ponte di chiatte da lui fatto costruire al disotto di Roma, presso la basilica di San Paolo.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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