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      Eravi ancora nella posizione esterna di San Pancrazio un piccolo rinforzo di Polacchi, ed un secondo nella posizione pur esterna presso la Porta del Popolo. Distinguevasi fra essi il maggiore dei poeti che abbia avuto la Polonia, Adamo Mickiewitz.
      Nella sera di quel medesimo giorno 30, dopo una grande strage reciproca, durata per tutta quella infausta giornata, Garibaldi, venne all'Assemblea a dichiararci che era giuocoforza il rinunciare alla riva destra del fiume; e ci propose di far saltare tutti i ponti del Tevere, per continuare la difesa sulla sinistra di esso. Ma l'Assemblea, a proposta di Enrico Cernuschi, decise la cessazione di una resistenza divenuta inutile, e sdegnò di venire ad una capitolazione qualunque.
      Tacque pertanto il nostro fuoco difensivo, tacque il fuoco di offesa dall'altra parte. Per oltre tre giorni i Francesi non osarono di inoltrarsi nell'interno della città paghi di prendere ed occupare alcune delle principali porte. Garibaldi uscì quietamente di Roma nel giorno 3 di luglio, per la Porta San Giovanni, con tremila uomini, e, passando con mirabil arte tra Francesi ed Austriaci, andò a deporre le armi presso l'amica Repubblica di San Marino.
      Fra i molti caduti nella difesa di Roma, amo di far una speciale ed onorevole menzione di Goffredo Mameli. Egli era un giovine poeta, speciale amico di Mazzini, ed autore di alcuni inni patriotici e popolari, i quali, sposati a belle melodie, si cantano oggi ancora con amore dalla vecchia generazione del 1848 e del 1849. Ferito nella giornata del 30 aprile, egli morì alla Trinità dei Pellegrini, uno degli ospedali pei feriti.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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