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      Nicolò imperatore di Russia rappresentava allora in qualche guisa nel mondo moderno l'antica parte di Dario e di Serse, essendo egli il possente protettore dei minori despoti dell'Europa. Se la vittoria avesse arriso allo Czar, l'Italia non sarebbe ora libera.
      La battaglia dell'Alma fu principalmente una pugna terrestre, ma partecipò ancora al carattere di conflitto navale per la circostanza che la flotta degli alleati bombardava i Russi, schierati sulla riva del fiumicello Alma, e quindi in una linea perpendicolare al lido, cioè in modo da poter essere infilati e gravemente danneggiati dai projettili dell'armata navale. Partecipò dell'indole d'una battaglia marittima anche per le conseguenze che ebbe tre giorni dopo. Perocchè nel giorno 23 settembre 1854, i Russi per ostruire il porto di Sebastopoli affondarono le loro proprie navi da guerra. Ecco un risultato di guerra al quale possono applaudir di cuore anche gli amici della pace perpetua: la distruzione dei mezzi di distruzione. Altro tedio ai miei contemporanei: il giorno 23 settembre 1854 presentò una coincidenza cronologica la quale non si verifica che una volta in un periodo di più di diecimila anni: fu il giorno dell'equinozio di autunno, e perciò ancora il principio dell'anno repubblicano francese, ed insiememente il principio dell'anno Maomettano e Turco, e dell'anno civile Ebraico.
      La grande contesa continuò e finì, quasi come in campo chiuso, all'estremità meridionale della penisola di Crimea, sotto la città di Sebastopoli.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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