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      Gli Austriaci ne riportarono una nuova disfatta. I prodi zuavi francesi, benchè abbronzati dal sole africano ed abbigliati col turbante e coi larghi calzoni alla foggia turca, avevano la vivacità e le facezie del loro paese nativo. Avendo visto Vittorio Emanuele combattere personalmente con un valore simile al loro, lo nominarono Zuavo, a titolo di onore. Fu un'imitazione della facezia dei soldati francesi nel 1796 a Montenotte, ove conferirono a Bonaparte il grado di caporale, promettendo di promuoverlo regolarmente ad ogni successiva vittoria. Napoleone I per verità, ne ebbe tante da oltrepassare il bastone di maresciallo; gli rimase tuttavia, fra i suoi soldati, il nomignolo, famigliare e scherzevole ma affettuoso, di caporale; e così Vittorio è stato di sovente chiamato, con ischerzo egualmente benevolo, lo zuavo di Palestro.
      Addì 3 giugno, Garibaldi sorprese gli Austriaci, i quali eran ritornati a Varese, e quella città fu nuovamente libera e tolta la minaccia alla vicina Como. Ma nel seguente giorno, 4 di giugno, successe un'assai giù grande e decisiva battaglia, fra centoventimila Austriaci e la maggior parte dell'esercito francese, con qualche partecipazione anche delle truppe italiane.
      Non fuvvi una cooperazione maggiore o totale, come avrebbe dovuto esservi, pel solito miserabile vizio italiano della strategia randagia, e del conseguente trovarsi i varii corpi in posizioni troppo lontane una dall'altra. Nondimeno, in sul tardi, un battaglione di bersaglieri italiani, attratto dal rombo del cannone, potè arrivare in tempo per portare un piccolo ma gradito ajuto ai Francesi.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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