Pagina (246/307)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      L'Affondatore era solo alquanto superiore di velocità. Questa biasimevole perdita di tempo fu occasione della perdita della battaglia.
      Imperocchè, essendo la nave il Re d'Italia, per colpa di questi insensati e codardi cambiamenti fatti dall'ammiraglio, rimasta alquanto indietro dalle navi compagne che si avanzavano contro il nemico, essa trovossi isolata, ed attorniata da quattro corazzate Austriache. Faà di Bruno, che ora comandava il Re d'Italia, ed i suoi seicento uomini, si difendevano valorosamente, ma una fiancata colpì e mutilò il loro timone. Di ciò avvedutosi Tegethoff, e comprendendo che la gran nave Italiana non potendosi più governare rimaneva pressochè immobile, intimò al macchinista della sua nave ammiraglia il Max, o Massimiliano, di retrocedere, indi correre a tutta forza di vapore collo sperone della sua prua contro il fianco della nave Italiana. La terribile manovra ebbe pieno effetto: il fianco della nave il Re d'Italia si squarciò. In due minuti quella vasta mole fu inghiottita dagli abissi del mare, e con essa seicento prodi marinai Italiani. Prima però di andare a fondo, eglino eseguirono varie scariche di moschetto contro i nemici, e sollevarono in coro un ultimo grido: Viva l'Italia. Quattrocento di essi perirono; dugento soli si salvarono a nuoto. Fra i sommersi vi fu il deputato Boggio.
      La squadra comandata dal vice ammiraglio Albini, formava la sinistra di tutta la flotta, ma conteneva ben venti navi, cioè più della metà del numero totale di trentasette navi di cui l'intera armata si componeva.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





Affondatore Italia Austriache Bruno Italia Tegethoff Italiana Max Massimiliano Italiana Italia Italiani Italia Boggio Albini