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      Ma alla fregata Palestro toccò un disastro eguale a quello del Re d'Italia. Essa aveva dugento uomini d'equipaggio, comandati dal capitano Alfredo Capellini, nome che rimarrà nella storia, per la morte gloriosa di lui e della maggior parte de' suoi compagni. Mentre era ancora a galla il Re d'Italia, ma attorniato da quattro navi nemiche, Capellini volle correre in ajuto di esso colla sua Palestro; ma tre altre navi Austriache sbarrarono alla Palestro la via. Una granata lanciata nell'interno di essa, attraverso ad una parte non corazzata della sua parete, appiccò il fuoco ad un mucchio di carbon fossile. L'equipaggio dovette allontanarsi dal centro del conflitto per dar opera a soffocare l'incendio.
      Rimanevano a pugnare effettivamente sette sole navi nostre corazzate, contro ventisette navi nemiche, le quali d'ogni intorno le avvolgevano. I marinai di quelle nostre sette navi, tremila e cinquecento uomini in tutto, fecero mirabili prove di intrepidezza e di abilità contro ottomila nemici. Ma alla fine dovettero cedere. Allorchè il bravo capitano Capellini conobbe inutili tutti gli sforzi per domare l'incendio della sua nave, ordinò che si trasportassero sul Governolo prima i feriti e gli infermi, indi l'intero equipaggio, ma egli non voleva abbandonare il suo legno. Gli uomini dal canto loro ricusavano di separarsi dal lor capitano. Mentre si dibatteva questa generosa, ma intempestiva gara, le due flotte udirono un'orrenda detonazione. Fu lo scoppio della Santa Barbara della Palestro.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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