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      Avevo deciso di non risponderle più; attribuisca questa lettera ad una notte insonne, in cui mi giova riposare il cuore stretto da certe penose incertezze. Non ricordo se ci siamo incontrati mai in una vita anteriore; non so quale aristocratica stella di madreperla sarà degna di accogliere Lei quando avrà fuggito questo nostro borghese pianeta ammobigliato, questo sucido astro di mala fama dove non c'è, per una dea, da posare il piede; ma...
     
     
      Forse venne meno in quel punto il lume della candela, o una nube di sonno si levò finalmente nel cervello dello scrittore. Comunque fosse, al mattino Silla dormiva e a mezzo foglio si protendeva tuttavia nel vuoto come una lama dentata in atto di ferire, l'ambigua parola: ma...
     
     
      2. Il Palazzo
     
      Di qua, signoredisse il servo che precedeva Silla: "il signor conte è in biblioteca."
      È questa la porta della biblioteca?
      Sì, signore.
      Silla si fermò a leggere le seguenti parole, libera citazione del profeta Osea, incise in una lastra di marmo sopra la porta:
     
      Loquar ad cor eius in solitudine.
     
      Parole poetiche e affettuose che prendevano dal marmo una solennità austera, parevano più che umane nel loro senso indefinito, nella rigidezza grave delle morte forme latine, mettevano venerazione.
      Il servo aperse l'uscio e disse forte: "Il signor Silla". Questi entrò frettoloso, trepidante.
      Parecchi eruditi e bibliofili lombardi conoscono la biblioteca del Palazzo; una vasta sala, presso che quadrata, illuminata da due ampie finestre nella parete di ponente, verso il lago, e da una porta a vetri che mette al giardinetto pensile, sopra la darsena.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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