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      Un vano e freddo luccicare di acque percosse dalla luna. Io domando: se le acque che luccicano sono lo spirito, cos'è la luna? Anch'essa è fredda, ma non è vana, è reale e solida. Che il luccicare dello spirito non venga da qualche freddo lume di verità, da qualche alta e desolata negazione! Allora lo detesto anch'io come questo pedante di Lorenzo, perché credo, non però come quando ci trovavamo all'ultima messa di S. Giovanni alle Case Rotte; molto diversamente. Non c'è più nessuno che mi possa dire: Mademoiselle! Ah se tu sapessi, Giulia, cosa vi è nel mio cuore e quale tormento sono le insonnie per me! Ma né tu né altri mai lo saprà.
      Perdonami, ti bacio un momento e vado alla finestra a sentir discorrere le onde.
      Ritorno a te. - Fortunatamente le onde hanno una voce monotona, sono poverissime d'idee e si ripetono a sazietà; pare che recitino il rosario. E il sonno viene, viene con le ombre leggere della contessa Fosca, del conte Nepo e dei loro bauli.
      Addio, myosotis.
     
      Marina
     
     
      Poi ch'ebbe scritta questa lettera nervosa, donna Marina si alzò, andò a contemplarsi in uno specchio. Dall'ampio accappatoio usciva, come da una nuvola bianca, il collo sottile, elegante, e fra due fiumi di capelli biondo-scuri, ove lucevano due grandi occhi penetranti, fatti per l'impero e per la voluttà. Il viso, il collo, il seno, di cui si vedeva una riga tra il bianco, avevano lo stesso pallore caldo. Si guardò un momento, si gittò alle spalle con una scrollata di testa i due fiumi di capelli e chi sa quanti pensieri torbidi, andò a posar la candela sul tavolino da notte, picchiando forte il marmo con l'argento, come per fare oltraggio al silenzio e alla solitudine.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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