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      C'era pure un Dante, ma nella tonaca francese dell'abate di Lamennais, che lo rendeva molto più simpatico a Marina, diceva lei. Non le mancava un solo romanzo della Sand; ne aveva parecchi di Balzac; aveva tutto Musset, tutto Stendhal, le Fleurs du mal di Baudelaire, René di Chateaubriand, Chamfort, parecchi volumi dei Chefs d'oeuvre des littératures étrangères o dei Chefs d'oeuvre des littératures anciennes pubblicati dall'Hachette, scelti da lei con uno spirito curioso e poco curante di certi pericoli; parecchi fascicoli della Revue des deux Mondes.
      La grossa barca di casa dovette stringersi alla parete per far largo a Saetta, lancia elegante venuta dal lago di Como, che ci aveva l'aria di un'allieva della scuola di ballo accompagnata dalla mamma. Il signor Enrico, detto Rico, figlio del giardiniere, diventò ammiraglio della squadra. Sperò, sulle prime, in una divisa degna di Saetta, sollecitata da Marina; ma su questo punto il conte, un aristocratico pieno di generose contraddizioni, fu irremovibile; dichiarò che per l'onore della dignità umana avrebbe preferito un Rico senza calzoni e senza scarpe a un Rico in livrea, fosse pure livrea di battelliere. E lo stesso Rico, essendosi un giorno arrischiato a dirgli che a Como e a Lecco aveva veduto parecchi suoi simili molto contenti della loro livrea, si udì rispondere, in onore della dignità umana, ch'era un grandissimo asino. Marina gli fece allestire un abito scuro da signorino, nel quale il vanitoso Rico entrava, rosso come un gambero, sprizzando riso da tutti i pori; fino a che gli diventò famigliare come le solite brache paterne ad usum delphini.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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