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      Quando mi porteranno in chiesa, ci verranno anche loro, forse. Saranno vestiti a lutto, mostreranno alla gente un viso triste e risponderanno ai preti: lux perpetua luceat ei. Allora, allora vorrei rizzami sul cataletto e parlare!
      Madre mia, padre mio, è vero che siete morti, che non potete difendermi? Ah, d'Ormengo, vili, vili, vili! Almeno non soffrono.
      Debbo arrestarmi un momento. I miei pensieri non mi obbediscono, si muovono tutti in una volta, si aggruppano qui in mezzo alla fronte, vi fanno una smania che non ha sollievo.
      Addio, sole; a rivederci.
      Porta nera, porta nera, non aprirti ancora!
      Calma. Alcune regole per quel giorno.
      Quando nella seconda vita avrò ritrovato e letto il presente manoscritto, m'inginocchierò immediatamente a ringraziar Dio; quindi, paragonati i miei capelli d'adesso a quelli d'allora, provato il guanto e, guardata la immagine nello specchio, spezzerò a quest'ultimo il vetro che dev'essere rinnovato per poter servire un'altra volta, e riporrò tutto nel segreto. Poi converrà premere sull'uncino per far tornar su il piano orizzontale.
      Aver fede cieca nella divina promessa: lasciar fare a Dio.
      Sieno figli, sieno nipoti, sieno parenti, la vendetta sarà buona per tutti. Qui aspettarla, qui.
     
      Cecilia.
     
     
      Marina lesse avidamente e non intese.
      Rilesse. Al passo: "Tu che hai ritrovato e leggi queste parole, conosci in te l'anima mia infelice", si fermò. Prima non le aveva notate.
      L'occhio suo si fermò su quelle parole, e le mani, che tenevano il foglio, tremarono. Ma per poco.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





Ormengo Dio Dio