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      Si fece avanti e disse al conte Cesare parlando in buon italiano, ma con un forte accento straniero:
      La prego, signore, di volermi dire se il signor capitano Andrea Steinegge abita qui.
      Sicuramente, signorinarispose il conte, meravigliato. "Il mio buon amico Steinegge sta qui. Egli non usa veramente di farsi chiamare capitano, ma..."
      Era capitano, signore. Capitano austriaco, agli usseri di Liechtenstein.
      Oh, non ne dubito, signorina. Credo anzi che una volta il signor Steinegge mi ha raccontato quello. E Lei desidera vederlo?
      La voce ferma della giovinetta parve mancare. Si udì appena un bisbiglio.
      Eh?
      ripete il conte con accento benevolo.
      Sì, signore.
      Ora è fuori, ma verrà presto. La prego di salire ad aspettarlo.
      Grazie, signore. Rientrerà egli da questa parte?
      Da questa parte.
      Allora se permette, resto qui.
      Il conte s'inchinò, ordinò di portare un lume per la signorina e si avviò di sopra con gli ospiti. La contessa Fosca gli raccontò che quella ignota signorina era discesa con loro dal treno, e aveva chiesto, com'essi, una vettura per il Palazzo; che vedendola, pover'anima, sola soletta (e alla stazione non c'era mezzo asino da farsi trascinar via) le aveva offerto di venire, se voleva, con loro, posto che in paese si fossero trovate vetture, come infatti a grande stento se ne trovarono. "Chi sia e cosa voglia" aggiunse la contessa "non l'ho inteso. Già ha detto pochissime parole; e, volete che ve la dica? Mio fio sostiene che parlò italiano e io ho sempre creduto che parlasse tedesco.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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