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      Così Sua Eccellenza s'imbarcò e fluttuava in alto mare, quando dopo le chiacchiere e le inattese rivelazioni di Catte, comparve Nepo.
      Sua madre lo accolse con una faccia sepolcrale, lo fece sedere e dopo un solenne "Fio, qui nasce questo" gli spifferò d'un fiato tutta la storia di Catte, tenendo indietro il più grosso, smorzando e rallentando la voce sempre più. Finì col metter fuori la supposta paternità del conte e ripeté in forma di epilogo, con voce sommessa ma solenne:
      Un fio!
      Nepo rimase imperterrito. Disse ch'era ormai interamente sicuro di piacere a Marina, poiché ella si trovava male in casa dello zio. Quanto al figlio, non valeva la pena di occuparsene. La contessa non voleva credere a' propri occhi e se lo fece ripetere due volte. "Eh, so quello che dico!" esclamò Nepo impazientito. "Se sposerò mia cugina non sarà per i denari. Sciocchezze, cara mamma, queste." Fosca andò sulle furie, sempre sottovoce. Nepo si stringeva nelle spalle e taceva; ma quando sua madre dichiarò che sarebbe partita la sera stessa, egli, giuocando furiosamente, prima delle sopracciglia e del naso, poi del capo, scosse via l'occhialino, assalì la contessa a rimproveri, a sarcasmi e affermò che non sarebbe partito quand'anche si fossero dati la posta al Palazzo tutti i Silla dell'universo.
      Che Silla?
      interruppe Sua Eccellenza. "Chi è questo Silla? È quell'amico?"
      Nepo si morse le labbra.
      Ma rispondi! È questo il fio?
      Non c'è figli.
      To', to', to'
      disse Fosca appuntando l'indice a Nepo che le voltava le spalle, tutto ingrugnato.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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