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      Che differenze dall'ultima Messa di S. Filippo, da quel giardino di tote e di madame eleganti, da quell'ambiente di cristianesimo depurato! Si consolava pensando alla cugina. "Natura aristocratica" diceva tra sé. "Debbo essere il suo ideale, il suo Messia. Non vuole che me ne accorga troppo, è naturale."
      Suonò il campanello dell'elevazione. Nepo, in ginocchio, col capo devotamente chino, pensava: "Milleduecento ettari in Lomellina, ottocento nel Novarese, palazzo a Torino, palazzo a Firenze."
      Invece Edith non abbassò il viso. Era pallidissima, guardava davanti a sé con occhio grave e tranquillo. Solo un tremito delle mani tradiva il fervore dell'accorata preghiera che passava su tutte le teste chine, moveva diritto a Dio, gli diceva in faccia: "Signore, Signore, tu che sai quanto l'hanno offeso, non sarai pietoso con lui?". Il suo viso pensoso non esprimeva la rassegnazione ascetica, ma una volontà ferma e intelligente, velata di tristezza.
      E lui intanto, il nostro onesto amico Steinegge, ascoltava Messa in excelsis, seduto fra gli allori, abbracciandosi le ginocchia. Egli era proprio uscito di chiesa perché il pavimento gli scottava. Da quanti anni non aveva posto piede nelle prigioni, come diceva lui, di Domeneddio! Non aveva osato lasciar sua figlia sull'entrata della chiesa; ma, appena oltrepassata la soglia, quando Edith si avviò a pigliar posto nei banchi riservati alle donne, egli si pentì di aver male presunto delle sue forze. Non erano tanto i suoi odii fieri quanto un sentimento d'onore che lo spingeva indietro.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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