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      Oh Dio, che strucacuor!
      La contessa si portò ancora il fazzoletto agli occhi. In quella un uscio si aperse, e comparve Catte recando la tabacchiera di Sua Eccellenza. Costei si voltò inviperita e gridò tutto d'un fiato con voce stridente:
      Cavève vu, che ve lo go dito tante volte che no vogio che stè a secar co se parla!
      Catte posò la tabacchiera sopra una seggiola e si ritirò in fretta.
      Il conte restò ammirato delle mobili emozioni di sua cugina, la quale, ripiegato lentamente il capo, si riportava il fazzoletto agli occhi.
      Adessodiss'egli "posso dire una parola io?"
      Oh, benedetto, se l'aspetto come la manna del cielo!
      Tutte queste cose che avete visto Voi, io non le ho viste; forse sarò miope. Ma lasciamo stare. Non è poi necessario che due persone perdano prima il sonno, l'appetito e la testa, per poter poi vivere insieme passabilmente. A ogni modo, non ci vedo chiaro neppur io in questa faccenda.
      Gli occhi languidi e lagrimosi della contessa si ravvivarono di botto. Ella si posò il fazzoletto sulle ginocchia.
      Io non so vedereseguitò il conte "quale razza di felicità possa uscire dalla unione di Vostro figlio e di mia nipote."
      Ciò!
      esclamò Sua Eccellenza sbalordita.
      Mia nipote ha molto ingegno e una testa delle più bizzarre che Domeneddio e il diavolo possano mettere insieme quando lavorano a chi più può.
      Ma che spropositi, Cesare!
      Niente affatto. Non lo sapete ancora che la marca di fabbrica di quei due signori si trova in tutte le cose di questo mondo? Bene; mia nipote avrebbe bisogno di un marito d'acciaio, forte e brillante.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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