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      Ditemi, benedetto, come vivrebbe?
      Col suo, vivrebbe.
      Col suo?
      La contessa Fosca aprì tanto d'occhi.
      Sicuramente. La liquidazione della sostanza di mio cognato ha dato ottantamila lire d'attivo.
      Bene, pane e acqua, parliamoci schietto.
      Io non sono veramente così gran signore da dir questo. Io apprezzo ottantamila lire. A me basterebbero.
      Bene, diremo: pane, acqua e pomi. E poi bisognerebbe vedere se vi basterebbero. E poi prendete una sposina giovane, bella, tutta fuoco, piantatevi a Torino o a Milano con dei maledetti nomacci di questa sorta, lunghi come da qui a Mestre, con una fila mai più finita di palle e di corni, perché ci hanno a essere anche quelli, vestitela, spogliatela, divertitela, scarrozzatela e anche... sto per dire... sì insomma, arrischiate di far crescere la famiglia, e mi saprete dire, coi vostri ottantamila cossa xeli, quanti salti farete. Io vi parlo col cuore in mano, perché vi considero di famiglia, Cesare. La mia prima idea era quella di portar via Nepo sul momento; ma cosa avreste detto di me? Ho pensato di parlarvi prima come farei a un fratello; e così ho fatto.
      Vi ringrazio molto dell'onoredisse il conte. "Voi mi fate onore assai più che non crediate. Il consiglio che io vi do è di partire subito."
      La contessa tacque, ferita al cuore.
      Si udirono in quel silenzio mortale due mosche azzuffarsi dentro una zuccheriera.
      Eh certodiss'ella. Pareva che Sua Eccellenza, dopo tante ciarle, si fosse trovata a un tratto senza fiato.
      Del restodisse il conte "è molto possibile che non partirete.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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