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      Ne sentì i piccoli piedi appoggiati a' suoi. La fredda chiesa piena di tedio s'intepidiva, si ravvivava; era un acre piacere fissare le pietre ascetiche, trarne questa luce, questo calore dei sensi, conoscer la voce dolce e forte del tentatore; abbandonarsi a lei. La fantasia correva ad altre imagini febbrili. Marina era con lui, non più fra le onde, ma nella sua stanza del Palazzo, gli diceva "finalmente!", gli prendeva la mano, lo traeva a sé sorridendo con un dito alle labbra, nella notte profonda... Si alzò e uscì di chiesa, vacillando. Dio gli aveva risposto.
     
     
      3. "Ho pianto in sogno"
     
      Ah Dio, Silla, che orrore!
      disse la signora De Bella entrando come un nembo di seta in cui due piedini nervosi tempestavano a colpi sordi. "Buona sera. È un pezzo che mi aspetta? come va?" Ella gittò sulla spalliera d'una poltrona la sua pelliccia bianca e porse a Silla una manina nuda, luccicante d'anelli. Anche la sua bocca ridente, i suoi occhi celesti scintillavano. Ella era in tulle nero e sott'abito di seta azzurra, scoperte le spalle e le braccia che aveva bellissime, senza un braccialetto, né un medaglione, con due grandi anelli di turchesi e perle agli orecchi, un fiore azzurro in seno, un altro nei capelli biondi, molto incipriati, raccolti sopra la nuca come un gruppo di grossi serpenti. Aveva un profumo tepido di veloutine che parlava della sua pelle morbida.
      Silla s'inchinò.
      Come va? Che bravo Silla! Non si pentirà d'esser venuto, sa? Ho tante cosettine carine carine a dirle. Sieda! Ma che orrore, neh!


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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