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      È una bellezza."
      La contessa lo guardava con tanto d'occhi.
      Che tomo ch'el xe!
      diss'ella al signore attempato, mentre il frate si sbrigava rapidamente della parca refezione. "Bisognerebbe anche ridere se si potesse. Non La parte mica subito, padre?"
      Non lo sorispose asciutto il frate.
      Eh, perché si diceva che La volesse partir subito.
      Si diceva.
      Ma non La parte più?
      Non lo so.
      De dia!
      mormorò la contessa indispettita.
      Signoradisse il frate con forza e solennità "la malattia, l'ho già detto, è semplicissima. Una emiplegia destra. L'ammalato può riaversi o morire di questo primo assalto, come Dio vorrà. La causa della malattia è oscura e io vorrei conoscerla, onde, se l'ammalato guarisce, impedire una ricaduta."
      Ma, oh Dio, la causa, benedetto...
      Il frate le piantò in viso due occhi sfolgoranti.
      Sì, non serve, caro, che La mi tiri quegli occhisaltò su la contessa inasprita. "Ella è una cima di professore ma ne ho conosciute anch'io delle cime e ho sempre udito dir loro, che, quanto a cause di malattie, è un brutto discorrere."
      E poi lo zio non può parlaredisse Nepo.
      Signorarispose il frate senza badare a costui "il padre Tosi non è una cima e ha fatto due grandi corbellerie; ha voluto esser medico, ha voluto esser frate; ma L'avverto che se si fosse fatto commissario di polizia, sarebbe diventato grande. Ho l'onore."
      Egli si toccò la calotta, si alzò e uscì.
      Bel discorso!
      disse la contessa. "Mi pare un bel matto! E quell'altro? Come è capitato qua quell'altro? Non capisco. Vedete" diss'ella, volta al signore attempato "colui è quell'amigo.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





Dio Dio Nepo Tosi