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      Questo saltò lesto come un ragazzo a ghermire il libro e se lo strinse al petto, ridendo, rosso fino al vertice del cranio. Steinegge, rosso anche lui, fece le sue scuse.
      A Lei! A Lei! Vada là! Lo prenda, lo prenda!
      rispose don Innocenzo porgendogli a due mani il libro che l'altro non voleva pigliare.
      Ah!
      diss'egli, appena v'ebbe data un'occhiata "Mein Gott, Mein Gott! Non avrei mai creduto questo."
      Era una grammatica tedesca.
      Taccia, vada là, vada là che non capisco niente!
      esclamò don Innocenzo ridendo sempre; e gli ritolse il libro, lo gittò sullo scrittoio, vi posò su il suo berretto a croce e scappò a raggiungere Edith.
      Adesso non c'era proprio più nulla da vedere e la casetta tornò silenziosa, perché gli Steinegge si ritirarono nelle loro stanze al primo piano, mentre Marta stendeva la tovaglia.
      Placido silenzio, interrotto appena dal tintinnìo delle posate di Marta, da qualche passo pesante sulla stradicciuola di là dall'orto. Edith era felice di sapersi così lontana da Milano, in mezzo a tanta quiete e a tanto verde, come ella stessa aveva scritto; e, nel disfare la valigetta, chiamò suo padre, gli domandò s'era contento. Egli venne dalla sua camera con la cravatta in mano e gli occhietti scintillanti. Altro che contento! Edith gli fece vedere due bei bottoni di rosa in un bicchiere posato sul cassettone e un volume di Lessing: Nathan der Weise. Li aveva anche suo padre i fiori sul cassettone e aveva la storia della guerra dei trent'anni di Schiller in tedesco. Che gentilezza di quel don Innocenzo e che accoglienza cordiale!


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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