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      disse Marta aprendo.
      E così, signore?
      Va un poco meglio. Vogliamo fare ancora due passi, Edith?
      Ella acconsentì. Invece di scendere direttamente al villaggio, presero la stradicciuola che gira sotto l'orto e cala di sghembo a raggiungere la strada comunale a poche centinaia di metri dalle prime case.
      Steinegge raccontò la sua visita al Palazzo, dove aveva visto la contessa Fosca e Giovanna. La Contessa, prima di salutarlo, aveva esclamato: "Oh, non è qua anche quest'altro adesso?". Ma poi saputolo ospite della canonica, gli si era mostrata cordialissima. Steinegge non aveva inteso un terzo de' suoi discorsi sul triste fatto, delle sue lamentele sulla "babilonia" che regnava al Palazzo. Secondo la contessa, Marina era inconsolabile, non usciva mai o quasi mai dalle sue stanze. Del matrimonio non gli aveva detto verbo, ma gliene aveva parlato Giovanna. La povera Giovanna, sparuta, lagrimosa, gli aveva fatto infinita pietà. Il suo gran pensiero era il conte; del resto si curava soltanto per le impressioni che potesse riportarne il suo ammalato, ricuperando la intelligenza. Ell'avrebbe voluto che il matrimonio si facesse subito e se ne andassero via tutti. Secondo lei, quella signora contessa e quel signor conte di Venezia non miravano che ai denari. Le avean già domandato s'ella sapeva che il suo padrone avesse fatto testamento.
      Ma vi è qualche cosa che mi mette più angustia di tutto questosoggiunse Steinegge. "Ho veduto Silla."
      Edith tacque.
      Oh, mi ha fatto una impressione di trovarlo lì! Parve sorpreso anche lui, ma mi sfuggì, mi salutò appena, non mi chiese di te, niente!


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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