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      E perché il Vezza, smarrito, sgomento, taceva, gli gridò:
      Risponda!
      Ma no, ma no!
      diss'egli.
      Sì, invece! Lo può!
      Nessuno fiatò. Il giardiniere, il cuoco, Fanny, avvertiti dal cameriere, salirono frettolosi le scale per venire ad origliare, a spiare. Il vento era caduto; le onde lente sussurravano a piè dei muri: "Udite! udite!".
      E nel silenzio vibrò da capo la voce di Marina.
      Sessant'anni or sono, il padre di quel morto là
      (ell'appuntò l'indice all'ala del Palazzo) "ha chiuso qui dentro come un lupo idrofobo la sua prima moglie, l'ha fatta morire fibra a fibra. Questa donna è tornata dal sepolcro a vendicarsi della maledetta razza che ha comandato qui fino a stanotte!"
      Teneva gli occhi fissi sulla porta a destra, ch'era aperta perché avean disposto la credenza nella sala vicina.
      Marchesina!
      le disse il dottore con accento di blando rimprovero. "Ma no! Perché dice queste cose?"
      In pari tempo le pigliò il braccio sinistro con la sua mano di ferro.
      Là c'è gente!
      gridò Marina. "Avanti, avanti tutti."
      Fanny e gli altri fuggirono, per tornar poi subito in punta di piedi a spiare, nascondendosi da lei.
      Silla venne sulla porla del salotto. Di là non poteva veder Marina, ma la intendeva benissimo. Adesso diceva:
      Avanti! egli non viene perché la sa la storia. Ma non la sa tutta, non la sa tutta; bisogna che gli racconti la fine. Tornata dal sepolcro, e questo è il mio banchetto di vittoria!
      La voce, subitamente, le si affiochì. Ell'abbracciò la colonna presso cui stava, vi appoggiò la fronte scotendola con veemenza come se volesse cacciarvela dentro, mise un lungo gemito rauco, appassionato, da far gelare il sangue a chi l'udiva.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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