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      Non abbiamo sonno.
      Si fa scuro verso i monti, eh? Io ho paura che avremo acqua domattina. Sai, Edith, ho pensato che a Milano bisogna ricordarsi della lezione in casa Pedulli-Ripa poiché siamo partiti senza avvertire la signora.
      Sì, papà.
      Sarebbe bene anche andare dalla signora M..., che riceve domani.
      Volentieri, papà.
      Scusa, avresti per caso veduto il mio bastone?
      È qui.
      Vuoi essere così buona di portarmelo su per unirlo all'ombrello e di portarmi anche il portasigari che ho dimenticato in salotto?
      Vengo subito, papà.
      Ella entrò nel salotto e fece a don Innocenzo un saluto silenzioso con la mano. Quegli raccolse il portasigari lasciato da Steinegge sopra una sedia e lo porse a lei che, conoscendone l'origine, lo prese senza guardarlo.
      Il curato, rimasto solo, pensò:
      Cos'avrà scritto?
      Spense la lucerna, aspettò che Steinegge chiudesse la finestra e che tacessero i passi sul soffitto del salotto; quindi tolse il suo lumicino, andò fuori e si curvò, inchinandolo sulla ghiaia a guardare.
      Certo era stata tracciata una parola nella ghiaia, ma non si poteva decifrarla perché la prima metà n'era cancellata. Ne rimanevano intatte le quattro ultime lettere, rigide lettere straniere che il curato, dopo molto studio, lesse così:
     
      ...mweh.
     
      Il resto era illeggibile.
      Weh deve significare male in tedescodisse tra se don Innocenzo. "Ma l'm?"
      Finì di cancellare la parola e rientrò, pensoso, in salotto.
      Intanto nell'ombre sinistre del Palazzo, l'angelo del Guercino pregava senza posa per l'uomo gettato d'un colpo, a tradimento. nell'eternità. La sua vita era stata breve, povera di opere, macchiata di molte segrete miserie e, sulla fine, di errori già misurati dal duro giudizio umano.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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