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      Mi disse di leggerla, di custodirla e di regolarmi, a suo tempo, secondo la mia coscienza. "Però", disse, "è quasi certo che non vi sarà niente da fare." Il povero papà viene a mancare, io cerco la lettera nel cassettone, non la trovo. Frugo tutta la casa, non la trovo. Cosa vuole? Mi do pace con l'idea che non ci sarà niente da fare e non ci penso più. Bestia, vero? Animale? Me lo dica pure, me lo merito, me lo son detto tante volte io. Schiavo, andiamo avanti. Lei sa com'è stata regolata la successione di Suo nonno? Sa come sono andati gli affari di casa Sua? Mi perdona, neh, se Le parlo di queste cose?"
      So che mio nonno morì senza testamento e che non ho niente
      , rispose Franco. "Passiamo, andiamo avanti."
      Era un argomento penoso davvero, per Franco. Alla morte del vecchio Maironi non s'era trovato testamento. La vedova e il figlio don Alessandro si erano divisi la sostanza per metà, d'amore e d'accordo. Per riuscire a questo il figlio aveva fatto alla madre una donazione assai grossa dichiarando d'interpretare la volontà paterna cui era mancato il modo d'esprimersi. Il giovane, vizioso, giuocatore, prodigo, era già impigliato, alla morte di suo padre, nei lacci degli usurai. Nei sette anni che visse ancora si governò per modo da non lasciare un soldo al suo unico figlio Franco, il quale rimase con una ventina di mila svanziche, la sostanza di sua madre, morta nel metterlo alla luce.
      Sì, sì, andiamo avanti
      , riprese il Gilardoni. "Tre anni fa, dico tre anni fa, ricevo una Sua lettera.


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Piccolo mondo antico
di Antonio Fogazzaro
pagine 421

   





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