Pagina (94/421)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Stavolta si trovò in mano, appena seduto, carte così straordinarie che fu preso da un accesso di coraggio e, come dice il linguaggio del giuoco, entrò. "Chi sa che giuocone ha!", brontolò Pasotti.
      No digo... no digo... ghe xe dei frati che spasseza in pantofole.
      Il "no digo" del signor Giacomo significava ch'egli teneva in mano carte miracolose; e i frati in pantofole erano, nel suo gergo, i quattro re del giuoco. Mentre si accingeva a giuocare palpando ciascuna carta e aguzzandovi gli occhi su, Pasotti colse il suo momento, sperando, per giunta, fargli perdere il giuoco. "Dunque", diss'egli, "mi racconti un poco. Quando è andato a Castello di notte?"
      Oh Dio, oh Dio, lassemo star
      , rispose il signor Giacomo, rosso rosso, palpando le carte più che mai.
      Sì, sì, adesso giuochi. Parleremo dopo. Tanto, io so tutto.
      Povero signor Giacomo, sì, giuocare con quello spino in gola! Palpò, soffiò, uscì dove non avrebbe dovuto, sbagliò a contare i tarocchi, perdette un paio di frati con le relative pantofole, e malgrado il giuocone, lasciò alcune marchette negli artigli di Pasotti che ghignava e nel piattino della signora Barborin che ripeteva a mani giunte: "Cos'ha mai fatto, signor Giacomo, cos'ha mai fatto?".
      Pasotti raccolse le carte e si mise a scozzarle guardando con una faccia sardonica il signor Giacomo che non sapeva dove guardare.
      Sicuro
      , diss'egli. "So tutto. La signora Cecca mi ha raccontato tutto. Del resto, caro deputato politico, Lei ne renderà conto all'I. R. Commissario di Porlezza.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Piccolo mondo antico
di Antonio Fogazzaro
pagine 421

   





Pasotti Giacomo Pasotti Castello Dio Dio Giacomo Giacomo Pasotti Barborin Giacomo Giacomo Cecca Commissario Porlezza