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      La signora Barborin, vedendo un contrasto, ne domandò a suo marito. Pasotti si accostò le mani alla bocca e le gridò sul viso: "El voeur andà a trovà la morosa!". "Cossa mai! Cossa mai!", fece il povero signor Giacomo diventando di tutti i colori; e la Pasotti che per un miracolo aveva udito, aperse una bocca smisurata, non sapeva se dovesse credere o no. "La morosa? Oh! Quanti ciàcer! Minga vera, sür Giacom, che hin ciàcer? El podarìss ben avèghela per quell, disi minga, l'è minga vècc, ma insomma!" Capito che voleva proprio andarsene, cercò trattenerlo, aveva dei marroni di Venegono che stavan cuocendo, li offerse. Ma né i marroni né gl'improperi di Pasotti valsero a vincere il signor Giacomo che partì con lo spettro dell'I. R. Commissario nel cuore e insieme con una sensazione molesta nella coscienza, con un vago malcontento di sé ch'egli non sapeva spiegare a se stesso, col dubbio istintivo che le ingiurie della perfida servente fossero preferibili, in fin de' conti, alle moine di Pasotti.
      Invece costui aveva gli occhi ancora più brillanti dell'usato. Pensava di andar a Cressogno subito. Camminatore instancabile, contava di potervi arrivare alle otto. L'idea di andare dalla marchesa con la sua grossa scoperta in pectore, di fare il misterioso, di metter fuori un po' alla volta le paroline più suggestive e di farsi strappare il resto, lo divertiva moltissimo. E preparava già per il proprio piacere un discorsetto blando, ammolliente, da posare poi sulla ferita della impassibile dama per modo ch'ella non potesse dissimularla e che nessuno avesse a lagnarsi di lui, neppure Franco.


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Piccolo mondo antico
di Antonio Fogazzaro
pagine 421

   





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