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      Dopo tre o quattro giorni domando chi lo avesse eseguito e gli accadde di fermarsi qualche volta a guardar i fiori del giardinetto, di chiedere il nome dell'uno e dell'altro. Dopo otto o dieci giorni, stando con la piccola Maria sulla porta della sala che mette al giardinetto, le domando: "Chi ha piantato tutti questi bei fiori?", e le insegnò a rispondere: "Papà". Ad un suo impiegato venuto a fargli visita mostrò le opere del nipote e ne accolse gli elogi con un assenso misurato ma pieno di soddisfazione: "Sì sì, per questo sì". Insomma finì con diventare un ammiratore di Franco e persino con dare ascolto, in via di conversazione, ad altri suoi progetti. E in Franco crescevano l'ammirazione e la gratitudine per quella grande e generosa bontà, che aveva vinto la natura conservatrice, l'avversione antica alle eleganze di ogni maniera; per la solita bontà che ad ogni simile contrasto saliva saliva silenziosamente dietro le renitenze dello zio fino a sormontare, a coprir tutto con una larga onda di acquiescenza o almeno con la frase sacramentale "del resto, fate vobis". A una sola novità lo zio non aveva voluto adattarsi: alla scomparsa del suo vecchio cuscino. "Luisa", diss'egli sollevando con due dita dal seggiolone il nuovo cuscino ricamato: "porta via". E non ci fu verso di persuaderlo. "Et capì de portall via?" Quando Luisa sorridendo gli diede il vecchio materassino abortito, egli ci si sedette su con un sonoro "inscì!" come se riprendesse solennemente il possesso di un trono.


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Piccolo mondo antico
di Antonio Fogazzaro
pagine 421

   





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