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      L'aggiunto accennò ai gendarmi di aprire il cassettone. Si provarono; era chiuso a chiave. "Debbo averla io, la chiave", disse Luisa con perfetta indifferenza. Discese accompagnata da un gendarme e risalì con un cestellino pieno di chiavi, lo porse all'aggiunto.
      Non la conosco
      , disse, "non si adopera mai. Dev'essere una di queste."
      Colui le provò tutte inutilmente. Poi le provò il Ricevitore, poi Franco. La buona non c'era.
      Mandi a S. Mamette, faccia venire il fabbro
      , disse Luisa tranquillamente. Il Ricevitore guardò l'aggiunto come per dirgli: "Mi pare inutile". Ma l'aggiunto gli voltò le spalle ed esclamò volto a Luisa: "Questa chiave ci dev'essere".
      Il cassettone, un vecchio mobile rococò, aveva maniglie di metallo ad ogni cassetto. Uno dei gendarmi, il più robusto, si provò di aprire a forza. Non gli riuscì né col primo né col secondo cassetto. In quel punto Luisa si risovvenne che aveva veduto la sciabola nel terzo, insieme a certi disegni arrotolati. Il gendarme afferrò le maniglie del terzo cassetto. "Questo non è chiuso", diss'egli. Infatti il cassetto si aperse facilmente. L'aggiunto pigliò il lume e si chinò a guardarvi dentro.
      Franco si era seduto sul canapè e guardava i travicelli del soffitto. Sua moglie, quando vide il cassetto aperto, gli sedette accanto, gli prese e gli strinse una mano spasmodicamente. Udì sfogliar carte e il Ricevitore mormorar con voce benigna: "Disegni". Poi l'aggiunto fece: "Oh!". I satelliti si chinarono a guardare; Franco trasalì. Ella ebbe la forza di levarsi per vedere e dire: "Cosa c'è?". L'aggiunto aveva in mano una lunga, curva busta di cartone, che portava un biglietto scritto.


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Piccolo mondo antico
di Antonio Fogazzaro
pagine 421

   





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