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      Gridò, corse al campanello, svegliò d'un colpo tutta la casa e si precipitò ad aiutar la vecchia che rantolava: "Il prete, il prete! Il prefetto, il prefetto!"
     
     
      13. In fuga
     
      Alle due e mezzo dopo la mezzanotte, Franco, l'avvocato V. e il loro amico Pedraglio erano seduti in loggia, al buio, in silenzio. A un tratto Pedraglio si alzò dicendo: "Cosa fa questo asino?", uscì sulla terrazza, vi stette in ascolto e rientrò. "Niente", diss'egli. "Disi mi, e per quell'asino che si sarà addormentato dobbiamo star qui da minchioni ad aspettare che ci prendano? Tu, Maironi, la strada presso a poco la sai e siamo poi anche in tre che abbiamo il fegato buono. Se occorrerà de dà via on quai cazzott el darèm via, neh ti avocàt?"
      Il Pedraglio s'era trovato la sera prima, verso le sette, sulla strada fra Loveno e Menaggio nel luogo che chiamano "el crott del Bertin". Un uomo gli aveva chiesto l'elemosina e posto in mano un biglietto. Poi si era allontanato rapidamente. Il biglietto diceva: "Perché il Carlino Pedraj non valo mica subito a Oria a trovare il Signor Maironi e il signor avocatto di Varenna per fare una bella spasseggiata con gli amici cari da quel co di quel palo?". Dopo l'arresto del medico di Pellio, amico suo, Pedraglio era in sospetto di qualche tiro della Polizia, e quel biglietto non era il primo avviso salutare e sgrammaticato che pervenisse a un patriota. Il biglietto parlava chiaro; bisognava passar subito il palo del confine. Il Pedraglio non sapeva niente della disgrazia di Franco né del suo ritorno né che l'avvocato fosse a Oria, ma non andò a cercar altro, corse a Loveno, si provvide di denaro e si pose in cammino.


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Piccolo mondo antico
di Antonio Fogazzaro
pagine 421

   





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