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      Ecco perché l'uscio di strada era aperto! Vanno in cucina, accendono due lumi, l'avvocato ne piglia uno e si fa insegnare la camera del sior Zacomo. Intanto Pedraglio esplora la cucina con l'altro lume, in cerca "de on quai diavol de bev" per pigliar fiato.
      Il sior Zacomo dormiva in una stanza d'angolo oltre una sala che l'avvocato attraversò in punta di piedi camminando tra mucchi di castagne, di noci, di nocciuole e di pere. Egli si accosta all'uscio: è chiuso. Origlia: silenzio. Gira pian piano la maniglia e spinge. L'infame uscio scricchiola, si ode un formidabile soffio e il sior Zacomo dice rabbiosamente: "Andé! No seché! Andé via!". L'avvocato entrò senz'altro. "Via, maledeta, digo!", gridò il sior Zacomo, rizzando sul guanciale la punta bianca del suo berretto da notte. Veduto l'avvocato, si mise a gemere. "Oh Dio, oh Dio! povareto mi, La me perdoni per carità, credeva che fosse la servente! Avvocato distintissimo, in nome de Dio, cossa xe nato?" "Gnente gnente, sior Zacomo", fece l'avvocato contraffacendolo molto lombardamente col suo imperturbabile umorismo. "Ghe xe qua, digo, ciò, el Commissario de Porlezza."
      Oh Dio!
      Il sior Zacomo fece atto di gettar le gambe fuori del letto.
      Gnente, gnente, quieto quieto, soto soto. Andemo in Boglia, digo, ciò, per quel maledeto toro!
      Oh Dio, cossa disela, che a sta stagion in Boglia no ghe xe tori! Mi sudo tuto!
      No fa gnente, andemo, digo, a veder el posto, ciò, dove ch'el gera. Ma il signor Commissario
      , continuò il beffardo avvocato lasciando un linguaggio che troppo lo imbarazzava, "Le proibisce assolutamente di venire con noi, per le sue buone ragioni.


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Piccolo mondo antico
di Antonio Fogazzaro
pagine 421

   





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