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      Luisa si sentì un lieve formicolio nel sangue, un palpito del suo patriottismo ardente d'una volta. E quelle madri che avevan visto partire i loro figli così? Prevenne il proprio pensiero, si disse subito che anche lei avrebbe donato volentieri un figlio all'Italia, che quelle madri non potrebbero in nessun caso paragonarsi a lei. Ma com'era diverso di leggere in Valsolda una lettera che parlava di guerra e di sentir veramente il soffio e il rumor della guerra intorno a sé, di respirarla nell'aria! Nella quieta della Valsolda era un'ombra senza realtà: qui l'ombra pigliava corpo. Qui il dolore privato di Luisa, il dolore immenso che le riempiva intorno l'aria morta di Oria, s'impiccioliva a fronte della emozione pubblica, ed ella lo sentiva e ciò le recava una molestia, un malessere indefinibile. Era paura di perdere parte del dolore proprio, come dire parte di se stessa? Era desiderio di sottrarsi ad un paragone che le ripugnava di fare? In pari tempo l'idea che Franco andrebbe a questa guerra, l'idea onde poco ella si era commossa in Valsolda, prendeva pure una realtà nuova nella sua mente, le dava delle scosse al cuore, lottava essa pure con l'immagine del Camposanto di Oria. Per la prima volta l'immagine del passato non era più sola, assoluta, onnipotente signora dell'anima sua; ne avesse pure sdegno quest'anima e rincrescimento, nuove immagini, immagini del presente e del futuro, le facevano assalto.
      Lo zio cominciò ad aver freddo e discese sotto coperta.
      Fra poco più d'un'ora


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Piccolo mondo antico
di Antonio Fogazzaro
pagine 421

   





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