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      Adoriamoli, ungiamoli, lecchiamoli, andiamo in visibilio, andiamo in deliquio! Che distinti, che amabili, che cari, che spirito, che bellezza! Ella, marchese, mi parla del naso di lui, ma giurerei che qui si trova bello anche il naso di lei!
      Peuh!
      fece don Serafino, come per dire che questo secondo naso non gli pareva poi tanto obbrobrioso.
      Ma sì, caro! Sente, marchese? Anche il clero! Ci perde la testa anche il clero, ci perde! Eppure quella è gente che non va a messa. Gente, ute religion, che qua se ghe dise pamòi
      .
      Questa parola pamòio che nel dialetto del luogo significa tanto una zuppa quanto una persona di dubbia ortodossia, forse per le parvenze incolori, per la poco nutriente virtù di un tal cibo e di un tal credo, fece succedere un altro tafferuglio. Il prete gridava: "Cossa vienlo fora? cossa m'importa a mi che i sia pamòi o che no i sia pamòi? Cossa ga da far i pamòi col naso?". Il censore bilioso gridava: "Sissignor, sissignor, pamòi, pamòi! Pamòio lu e pamòia ela!". Gli altri ridevano e li aizzavano. Zaneto, fra ridente e contrito per la mala riuscita della sua manovra, cercava metter pace. Durante la zuffa un signore ossequioso seduto presso alla marchesa Nene le domandò sommessamente il suo parere. La marchesa, che lavorava di calze, non alzò gli occhi dai ferri e rispose:
      Mi no vado a zavariarme.
      La vecchia marchesa non si "zavariava" mai, ossia non si dava mai fastidio per ciò che non la riguardava. Così almeno pareva; perchè nel fondo dell'anima sua vi era una quantità di celle segrete e chiuse a chiave dov'ella custodiva note raccolte in silenzio su tante cose cui non pareva badare, fila intricate di tenebrosi disegni per il bene di questa o quella persona in qualche caso futuro e incerto, simpatie e antipatie non confessate mai, giudizi sugli uomini e sulle cose tenuti occulti ma inflessibili e duri come il bronzo, idee parte diritte, parte storte che davano qualche rara volta, nei colloqui più intimi, parole impensate, ben diverse da quei comuni ferravecchi di cui teneva un magazzino in bocca.


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





Serafino Nene