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      Ella era, del resto, imbronciata, quella sera; e il marchese Zaneto, con la sua coscienza tutta intrisa dell'uovo illegittimo preso per distrazione in cucina, colse il tempo in cui gli altri, infervorati nella disputa per i nasi Dessalle, non badavano a loro, si accostò alla sua sposa, si mise a farle delle moine contrite che la seccarono. "Va là! Lasciami stare!" diss'ella brusca. "Non far sciocchezze!" Il pover uomo si voltò mogio mogio a don Serafino che stava rimbeccando un interruttore. "Abramo? Cossa vienlo fora con Abramo questo qua, adesso?" "Sì", rispondeva colui: "Abramo e Rebecca, no, e Sara, cossa xela!" Poichè i Dessalle si erano fatti conoscere come fratello e sorella, s'insinuava benignamente che qualche Faraone avrebbe forse potuto dire una cosa diversa. Più voci protestarono. I Dessalle erano conosciutissimi a Roma e a Venezia come fratelli, orfani di un ricchissimo banchiere di Marsiglia e di una Guglielmucci romana.
      Don Serafino diceva di non saperne se fossero pamòi o no. Avevano invitato il loro parroco a pranzo, certo, e largheggiavano con lui di danaro per i poveri. La signora gli aveva anche offerto qualche cosa per la chiesa. "Una santa!" brontolò l'uomo acido con un ghigno pieno di reticenze. "Oh no se sa po gnente!" esclamò don Serafino. "Ela, no La sa gnente!" ribattè l'altro: e si fermò lì per paura dei "ta ta ta" di Zaneto. "E pur la gavarà i so trenta" brontolò il signore amaro, a epilogo di parole taciute. Allora gli scoppiò da ogni parte un fuoco vivo di "Cossa, trenta?


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





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