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      Gli ripugnava pure di lasciar del tutto, sui due piedi, l'abito di vita bigia che portava da quattro anni. Qualche altra cosa gli ripugnava forse nell'offerta degli amici, cui neppure voleva confessare a se stesso. Ed era ritornato a casa, quella sera, col proposito di scrivere subito, per finirla.
      Nel pensare, con la penna in mano, le frasi di cui vestire i suoi argomenti per modo che persuadessero il Vescovo al quale la lettera sarebbe stata indubbiamente mostrata da monsignor De Antoni, nel cercare gli epiteti delle difficoltà, dei pericoli, delle cure, delle angustie che lo avrebbero atteso sullo scanno sindacale, un pensiero nuovo gli si affacciò alla mente. E se accettasse? Se le difficoltà, i pericoli, le cure, le angustie potessero cacciare i fantasmi amorosi, e voluttuosi che lo assediavano? Se questo dubbio glielo ispirassero suo padre e sua madre allora invocati? Se l'offerta degli amici e le premure del Vescovo celassero un coperto aiuto di Dio? Pensò, pensò fino a che il capo gli s'intorbidò di stanchezza, di sonno; e rimise la decisione all'indomani mattina.
     
      Egli dormiva ancora quando gli capitò in camera, guardingo, con la faccia piena di rincrescimento e la bocca piena di scuse, il marchese Zaneto. Aveva una tal quale necessità di parlare al genero, non gli era venuto in mente, conoscendo le sue abitudini, che potesse dormire ancora, gli parlerebbe adesso, se però il genero non ne fosse troppo incomodato. Dopo il successo elettorale di Maironi il suocero lo trattava con una officiosità così impacciata e fredda che Piero n'era seccato e aspettava sempre di vederne comparire la cagione occulta.


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





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